IL
Territorio
TERRALBA
Terra Bianca
Terralba significa terra bianca, perché il suolo qui è di sabbia e argilla chiara e fine, perfetto per le viti. Siamo all’estremità della pianura del Campidano, che taglia la Sardegna in diagonale da Nord Ovest verso sud. È lo stesso percorso del vento di Maestrale, che viene dalla Provenza e fa crescere le querce da sughero inchinate verso mezzogiorno.
Terralba è fra il mare, le lagune e Monte Arci. È un rilievo modesto, coperto da un fitto bosco, ma che è stato importante per tutto il Mediterraneo: è un grande giacimento di Ossidiana, la pietra nera che si scheggia e diventa una lama affilatissima. Prima dell’era dei metalli era preziosa come oro, e quella del nostro monte arrivava in terre lontane, in tutta Europa. Anche gli stagni erano una ricchezza: davano insieme il pesce e il sale per conservarlo.
Tanti popoli sono passati da qui, dai nostri antenati dei nuraghi a quelli venuti dal mare:
fenici, punici, romani, bizantini. Poi i pirati saraceni, e gli aragonesi e gli spagnoli. Nella prima metà del novecento le bonifiche hanno prosciugato tante delle paludi trasformandole in campi e un lungo lavoro ha sradicato la malaria che si nascondeva nelle acque stagnanti. A ricordare il tempo dei pirati restano le torri costiere di vedetta sulla costa.
Gli stagni ci sono ancora, orlati dai canneti, ricchi di pesci e popolati di cormorani nero lucente e di fenicotteri rosa acceso.
Nelle vigne della nostra terra sono cresciute nei secoli le viti per i vini che hanno accompagnato i cibi tanto diversi del mare, delle montagne e della pianura. Il maestoso Bovale e il Cannonau per le carni rosse, i bianchi profumati per accompagnare i doni del mare, i vini dolci e preziosi come la Malvasia da gustare con i dolcetti delle feste.
Siamo una terra di mezzo, al centro del Mediterraneo, al centro della Sardegna. Fra il mare e le alture. Fra la pianura della terra bianca, e la montagna delle pietre nere.
TERRALBA
Terra Bianca
Terralba significa terra bianca, perché il suolo qui è di sabbia e argilla chiara e fine, perfetto per le viti. Siamo all’estremità della pianura del Campidano, che taglia la Sardegna in diagonale da Nord Ovest verso sud. È lo stesso percorso del vento di Maestrale, che viene dalla Provenza e fa crescere le querce da sughero inchinate verso mezzogiorno.
Terralba è fra il mare, le lagune e Monte Arci. È un rilievo modesto, coperto da un fitto bosco, ma che è stato importante per tutto il Mediterraneo: è un grande giacimento di Ossidiana, la pietra nera che si scheggia e diventa una lama affilatissima. Prima dell’era dei metalli era preziosa come oro, e quella del nostro monte arrivava in terre lontane, in tutta Europa. Anche gli stagni erano una ricchezza: davano insieme il pesce e il sale per conservarlo.
Tanti popoli sono passati da qui, dai nostri antenati dei nuraghi a quelli venuti dal mare:
fenici, punici, romani, bizantini. Poi i pirati saraceni, e gli aragonesi e gli spagnoli. Nella prima metà del novecento le bonifiche hanno prosciugato tante delle paludi trasformandole in campi e un lungo lavoro ha sradicato la malaria che si nascondeva nelle acque stagnanti. A ricordare il tempo dei pirati restano le torri costiere di vedetta sulla costa.
Gli stagni ci sono ancora, orlati dai canneti, ricchi di pesci e popolati di cormorani nero lucente e di fenicotteri rosa acceso.
Nelle vigne della nostra terra sono cresciute nei secoli le viti per i vini che hanno accompagnato i cibi tanto diversi del mare, delle montagne e della pianura. Il maestoso Bovale e il Cannonau per le carni rosse, i bianchi profumati per accompagnare i doni del mare, i vini dolci e preziosi come la Malvasia da gustare con i dolcetti delle feste.
Siamo una terra di mezzo, al centro del Mediterraneo, al centro della Sardegna. Fra il mare e le alture. Fra la pianura della terra bianca, e la montagna delle pietre nere.